Pubblicato anche sulla rivista L’Escalina, anno VI numero 1, giugno 2024
Formatosi all’Università di Friburgo, il musicologo svizzero si è laureato con Luigi Ferdinando Tagliavini; quindi, ha lavorato dal 1968 al 2004 presso la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, prima alla televisione come produttore musicale, poi in radio, dal 1989 come responsabile dei programmi musicali, dal 1994 come direttore dei programmi culturali. Autore di libri e di saggi sulle principali riviste di musicologia, ha collaborato al Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti (DEUMM) della UTET e alla Enciclopedia della musica dell’Einaudi. Dal 2002 al 2016 ha coordinato a Lugano il Progetto Martha Argerich. Tra i suoi lavori ricordiamo Maestri viennesi: Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert (2011) e La rappresentazione della piccola patria. Gli spettacoli musicali della Fiera Svizzera di Lugano 1933 – 1953 (2013).
In questo volume l’Autore presenta un’ampia rassegna critica di come la musica abbia rappresentato, accompagnato, sostenuto, e anche denunciato i conflitti armati nella storia. Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 i venti di guerra sono tornati a soffiare sull’Europa rompendo quel periodo di ininterrotta relativa pace perdurante dal 1945, se escludiamo la vicinissima guerra di disgregazione della Jugoslavia degli Anni Novanta del secolo scorso. L’Autore sottolinea come dalla fine del Medioevo in poi lo scontro tra le nazioni è stato costante e regolarmente è sfociato in conflitti armati più o meno duraturi direttamente rispecchiati nelle testimonianze artistiche avendone un diretto riflesso nelle espressioni artistiche e della musica: in quelle destinate a sostenere le armate in combattimento, in quelle che ne celebravano le vittorie. Imponente l’apparato complessivo che parte dal Rinascimento, per soffermarsi alla cesura della Rivoluzione francese e la conseguente nascita del patriottismo delle nazioni. Notevole l’incursione nel Risorgimento italiano e intorno alle conseguenze della «Primavera dei popoli» del 1848 per approdare ai nazionalismi che sfoceranno nella Prima guerra mondiale con attenzione alla musica della Germania rinata dopo l’armistizio e all’Italia fascista e militarizzata.
L’Autore non tralascia la musica del fronte sovietico, unico contrasto militare europeo al nazifascismo fino al 1944. In questa guerra l’analisi è concentrata sulle musiche della Gran Bretagna, Francia, Polonia, Olanda, Norvegia, Cina e Stati Uniti. Dal velato dissenso nel III Reich alla Germania sconfitta e poi all’ultimo dopoguerra con rinascite e nuove concordie che caratterizzarono il periodo che culminò tra movimenti per la pace e la Guerra fredda. Notevole il lavoro sui cantautori, messaggeri della coscienza collettiva innovatori del radicalismo linguistico, Poi da Guernica alla prospettiva di guerra atomica. Oltre l’Europa, è il capitolo che parte da Bruno Maderna nel 1971 con l’uso del nastro magnetico per rappresentare la guerra e chiude il volume un’appendice di spartiti che parte da El Gran Duca Milanese di Matthias Hermann Werrecore e chiude con Guernica di Walter Steffens del 1978.