Recensioni: Viola Ardone, “Il treno dei bambini”

Di Elena Cappai, da “La biblioteca di Elena”, https://www.facebook.com/Elenachelegge/

La lettura, una passione antica.
La condivisione, un piacere.

L’accoglienza, la solidarietà, come dici tu, ha anche un sapore amaro, per entrambe le parti, per quelli che la danno e per quelli che la ricevono. Per questo è così difficile.”

Viola Ardone, “Il treno dei bambini”

Napoli, 1946. Interno giorno: buio nel basso, miseria e povertà, quella dignitosa che non chiede niente a nessuno.

Amerigo vive con la sua mamma Antonietta, una donna ruvida e bellissima, con lunghi capelli neri e poche parole. Diffidente e randagia. Amerigo ama i numeri, ma le lettere, quelle “non sono arte sua”.

Il miraggio del benessere arriva dalla voce del Partito, di un Comunismo sognato e sognatore che racconta del nord Italia come di un paradiso di persone gentili e accoglienti, tanto da mandarci i figli a svernare. Da Napoli a Bologna: un treno zeppo di bambini, cappotti caldi e scarpe nuove, una famiglia ad attenderli.

E ci sale anche Amerigo, su quel treno, insieme a Tommasino e Mariuccia. Dalla famiglia del nord.

La solidarietà è come una dignità verso gli altri. – Se io oggi ho due salami, allora ne do uno a te, così se ti domani hai due caciotte, me ne dai una a me.

Che è un fatto buono, credo. Però penso pure che se quello dell’Alta Italia oggi hanno due salami e me ne danno uno a me, io poi domani come faccio a dargli una caciotta, che fino a ieri non tenevo manco le scarpe?”

Viola Ardone, cit.

Le famiglie del nord, quelle buone e amorevoli, da cui restare finché il grano diventa giallo e alto. Che ogni giorno mettono in tavola una bontà, che festeggiano il compleanno e ti portano al mare.

E quando si torna? Davvero la solidarietà è un’ ospitalità stagionale? E chi invece sceglie di non tornare?

Continua, la storia di Amerigo in un modo che non svelerò, ma che accompagna fino all’ età adulta nella riflessione su cosa sia accogliere l’altro, su quanti siano stati i legami spezzati dalla buona volontà e dalle ideologie. In tutti i tempi e ancora oggi.

Andata e ritorno, su un treno e con un violino sotto il braccio, che anche la musica è sogno e speranza.

Un libro intenso che non mi aspettavo potesse emozionarmi ed aprire a tanti complessi spazi di riflessione.

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